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SCIAMPLI.it FRA MONTI E VALLI COME FRA LE STRADE DELLA VITA
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TRAVEL
un debito
giovedì 30 maggio 2019
E così, questa mattina ho scoperto che un altro pezzo della mia personale storia fra le nostre montagne se ne è andato. Non starò a raccontare di come e quanto il fatto mi abbia colpito. Ognuno lo può immaginare. Di uomini ed eventi che segnano il nostro andare fra le vette, come anche fra le pianure, tutti abbiamo conoscenza: ogni incontro, ogni esperienza, regala emozioni e più questi sentimenti sono forti, più saranno importanti per la nostra vita.
Non importa la loro durata temporale: quello che segnerà la nostra anima sarà stata solo l'intensità con cui sono stati vissuti. Tanto che forse, un amore forte e tempestoso ma breve lascerà una cicatrice più profonda di un matrimonio lungo, poco vissuto ma trascinato per anni.
Ho conosciuto Lamberto Felici quando era gestore del rifugio Sebastiani al Velino e la cosa che più mi colpi di lui, in quel momento, fu quel viso allungato e scavato che sembrava scolpito nella stessa pietra delle montagne, in cui spiccavano due occhi scuri ma brillanti di luce. Un bagliore che sembrava dire: "Ecco, questo è il mio posto, questa la vita che voglio vivere, questa è l'aria che voglio respirare e questo è tutto ciò che desidero per essere felice."
Durante la sua gestione il rifugio Sebastiani e poi il rifugio del Duca degli Abruzzi erano praticamente come la sua pelle per come gli somigliavano: essenziali, semplici, spartani, rudi, ma pieni all'inverosimile di quel fascino che solo il vero vivere la montagna riesce a regalare. Probabilmente questa essenzialità di gestione era dovuta anche ad altro, alla difficoltà della proprietà a garantire un supporto adeguato alla struttura mi viene da pensare, ma certamente Lamberto riusciva già solo con il suo essere lì a dare un senso a tutto quello che mancava. Perché era essere lì l'unica cosa che veramente contava. Essere lì per condividere quelle emozioni forti: il freddo dell'inverno anche all'interno del rifugio, l'odore della pasta all'amatriciana, il vento fuori, il sole, la roccia come la neve, i panni stesi ad asciugare vicino alla stufa, il piccolo registratore con la musica irlandese (la grande passione di Lamberto) e gustare tutto come fosse ambrosia.
Ho conosciuto poche persone che veramente hanno saputo rappresentare l'anima delle nostre montagne, di questo Appennino così stupendo quanto bistrattato. Lamberto Felici è stato una di queste. E il mio debito con lui, come quello di tutti quanti hanno incrociato i loro passi con il il suo sentiero, è e rimarrà immenso.