ALBERTO SCIAMPLICOTTI
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CHRISTIAN CUSINI

Ho conosciuto Christian Cusini qualche anno fa, durante il Summer Ski Camp in Valsenales. Dovevamo fare qualche ripresa di sci fuoripista. Quello che mi colpi di questo giovane livignasco fu la semplicità e la naturale simpatia e una incredibile modestia riguardo alle sue naturali capacità sulle tavole da sci. Il resto, l’amicizia e la stima, sono arrivate da sole.


(si ringrazia per le foto a corredo dell’intervista Daniele Castellani www.danielecastellani.com )

Quanti anni sono che scii a telemark e soprattutto come sei arrivato a curvare sugli sci piegando il ginocchio?

Scio in Telemark da circa 12 anni, a Livigno la Skieda ha appassionato tantissime persone e tra queste ci sono molti amici. Sono stato probabilmente l'ultimo della compagnia a provare il Telemark, ma la voglia di scoprire nuovi modi di vivere la neve, mi ha portato a esplorare questa stupenda disciplina.

Ricordo ancora la mia prima giornata di Telemark: un disastro. Mi hanno prestato un paio di Fischer da gara 185 cm ed in compagnia di un amico ho sperimentato le prime pieghe.. Da fondista cercavo di curvare muovendomi con un improvvisato passo alternato in discesa, ma chiaramente qualcosa non funzionava ed a fine giornata ero distrutto. Dopo 1000 cadute e gambe distrutte, ho capito che avrei dovuto impegnarmi parecchio per imparare.. così ogni sabato, di ritorno dal collegio, raggiungevo il gruppo di amici cercando di copiarli, carpire qualche piccolo segreto per migliorare l'equilibrio e ricercare l'eleganza che tanto affascina ogni telemarker.

C'è qualche personaggio che ispira o ha ispirato il tuo modo di sciare?

Ho visto tanti bravi sciatori nella mia esperienza sciistica e sono sempre stato attirato da chi aveva qualcosa da insegnarmi. Durante le settimane dedicate al Telemark, ho avuto la fortuna di sciare con persone di tutto il mondo, ma sicuramente Iwan Bormolini, Luca Gasparini, Carlo Zortea, Thomas Kostner e Gianluca Valeri sono le persone che più hanno affinato la mia tecnica. Non posso nemmeno trascurare l'eleganza del Tato fuoripista e lo spirito di vivere la montagna che mi ha trasmesso Icaro.

Quali sono le emozioni che ti regala questo sport?

Difficile descrivere a parole quello che provo mentre scio, credo che il principio di ogni cosa sia l'eleganza. E' l'armonia dei movimenti a creare un senso di benessere assoluto, è la capacità di reagire ad ogni situazione muovendosi in modo fluido ed efficace a sviluppare un senso di trasporto, di euforia nell'affrontare ogni curva.

Se chiudo gli occhi e lascio che l'immaginazione corra, mi vedo con gli sci ai piedi pronto a scivolare leggero su una montagna innevata; la neve che accarezza il viso e richiama l'adrenalina, il ginocchio che si piega e si fonde con la “polvere”. E' un connubio di elementi che creano una sinergia unica. Direi che la parola giusta è felicità; è tanto semplice ed allo stesso tempo estremamente complesso, perché è proprio tutto ciò che vuoi, nel posto in cui vorresti essere.

Qual è la discesa a cui sei più legato, il pendio che più ti ha stregato?

Come sempre la discesa più bella è quella che non ho ancora fatto, perché questo è il principio della ricerca e della voglia di scoprire nuovi pendii, ma è altrettanto vero che sono molte le giornate che porto nel cuore. Tutto è legato a chi mi ha accompagnato, sono gli amici e le persone care a rendere ogni esperienza unica.

Le prime discese con la neve pesante di aprile, le giornate passate ad insegnare il Telemark a mia sorella ed alla mia fidanzata, rivivendo in loro ciò che tanto mi ha affascinato, le tante giornate in neve fresca accompagnato da amici che mi hanno scaldato il cuore.. 

La mia prima esperienza in neve fresca è stata circa 8 anni fa con Daniele, un amico di sempre; non siamo riusciti a fare nemmeno una curva... come si suol dire, abbiamo solo perso quota e nemmeno con molto stile. Il nostro goffo tentativo assomigliava più ad un rodeo, dove entrambi cercavamo semplicemente di cadere il meno possibile, che ad una sciata…

Un anno dopo, con altri due amici, sono andato sulla sella che porta al monte Cotschen in val Federia. Ricordo ancora quando Bruno mi ha detto: "vai, questa è tutta tua". Ho fatto le prime due curve con timore ed il giusto controllo, ma poi gli sci hanno cominciato ad andare sempre più forte ed io ero sempre più euforico; stavo sciando in neve fresca e stavo facendo delle curve in Telemark... si, quello è stato un gran giorno.



(SEGUE)

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© per tutte le foto Daniele Castellani