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Gigi Mario e Fernando Di FIlippo: due vite, due storie, unite dalla passione e dall'innamoramento per la montagna. oltre 50 anni fa si ritrovarono a segnare la storia dell'alpinismo sulla montagna simbolo degli Appennini, il Gran Sasso, aprendo consecutivamente e nella stessa giornata due vie di arrampicata che rimasero per gran parte degli anni seguenti il banco di prova di tutti gli alpinisti che seguirono.

"I vagabondi delle Nevi" il volume di Alberto Sciamplicotti edito dalla casa editrice AlpineStudio, è il racconto di vagabondaggi, sci ai piedi, fra le terre e le montagne del mondo.

Creta, l’isola di Minosse e del labirinto del Minotauro, l’isola dove fu nascosto Zeus per sfuggire all’antropofagia di suo padre. Iran, il paese di Sheratzade e de “Le mille e una notte”, delle carovaniere, del petrolio, dei Pahlavi e della rivoluzione islamica. Karakorum, il Pakistan e il fascino delle montagne più alte della terra e le tracce dei grandi esploratori del passato. Luoghi differenti che sembrerebbero non avere nulla in comune, ma dove invece il tramite è dato dalla curiosità e dalla voglia di vedere ed esplorare il mondo con ai piedi un paio di sci. Così l’isola di Creta viene attraversata in inverno seguendo i sentieri più segreti e colmi di neve della catena dei Lefka Öri e del Monte Ida, l’Iran scoperto attraverso i nomadi backthiari e gli inaccessibili Monti Zagros, il Karakorum vissuto fra i ghiacciai dell’Hispar e del Biafo inseguendo il sogno del viaggio perfetto, quello che non ha mai fine. Vagabondare fra le nevi del mondo trova così il suo senso in quella ricerca che non ha mai termine, generata dalla curiosità, quella voglia di vedere e scoprire il diverso e il differente che in fin dei conti è l’unica via che può permettere a ognuno di noi di svelare, non gli enigmi del mondo ma i lati più nascosti e personali dell’essere umano.

Una ricerca che costituisce allo stesso tempo, come altra faccia della stessa medaglia, una fuga dalla vita di tutti i giorni, dalla monotonia quotidiana e da quelle responsabilità sociali spesso sentite come costrizioni. Un’evasione che se tende prima a portare lontano, poi riconduce inesorabilmente, come un perfido anello di Moebius, al punto di partenza. Un vagabondaggio finito ma sentito emozionalmente come eterno e in cui l’unico vero valore rimane quello dato dalle relazioni intessute con i compagni di avventura o generate nei

tanti incontri occasionali, vero senso di ogni viaggio.