BIO
Una brutta fotografia
Dopo tutta una estate passata ad aspettare la nascita di Martina finalmente, dopo pannolini e notti poco dormite, sono riuscito a ritagliare una giornata di arrampicata alle Torri di Monte Leano. Abbiamo ripetuto una bella via classica, Lo Spigolo del Povero Elia, in una giornata piena di sole e dal cielo terso: altro che autunno, sembrava di essere in piena primavera! Inoltre, sarà stato per il brutto tempo dei giorni precedenti o per il ghiaione quasi verticale che conduce all’attacco delle pareti, eravamo solo in due in tutta quanta la falesia. Una situazione di una tranquillità idilliaca insomma. Per chi non conoscesse la via e il posto dò una breve descrizione: le Torri di Monte Leano sovrastano l’abitato di Terracina e le Pianure Pontine. Sulle pareti del gruppo, che si compone per semplicità di due distinte strutture -Torre Elena e Punta Giovanna- si sviluppano molte vie di più tiri. Recentemente diverse di queste, le più storiche come appunto quella del “Povero Elia”, sono state attrezzate in un ottica moderna, con spit e fittoni. Fatto che unito alla bella giornata rendeva l’arrampicata, nonostante lo stress dovuto allo scarso allenamento, divertente e sicura. A circa 100 metri da terra, giunto a una sosta, ho avuto però un colpo al cuore. Sulla spigolo di fronte, su una parete laterale e, mi sono accorto poi, in diversi punti più in alto, si notavano dei grossi cerchi di vernice rossa, dal diametro che andava dai 60-70 cm al metro e passa, riportanti al loro interno un numero a due cifre. Non ci ho messo molto a capire che era il riferimento ad altri itinerari di arrampicata, tanto che salendo ho continuato a trovare altri bolli di vernice rossa. Insomma, una bella ed evidente segnaletica per impedire anche al più orbo/idiota/pigro/inesperto (scegliete voi il termine che ritenete più adeguato) di perdersi. Come se comunque fosse cosa facile farlo seguendo una fila di spit e fittoni. Mentre recuperavo il mio compagno, fermo all’ultima sosta, mi sono venute in mente le gare di discesa dello sci alpino, con i tracciati che zigzagano fra i paletti con la neve segnata di brutte strisce laterali rosse o giallo fluò. Lì, quell’obbrobrio è malamente giustificato da una gara in cui sono in gioco interessi economici che vanno ben oltre l’ambito sportivo: non è bello per uno sponsor vedere i propri atleti uscire dall’agone per una disattenzione. Ma su un pinnacolo di roccia, dove mani e piede sono lo strumento per vivere un’arrampicata fra cielo, sole, verde e mare, al contatto con la natura, cosa c’entrano quei brutti segni tracciati a metà parete?
N.B.: è passato qualche anno da che scrissi questo post. Nel frattempo un amico mi ha fatto sapere che quei segni indicavano non i tracciati di qualche via, ma forse i massi pericolanti. Di seguito fu messa in sicurezza la linea ferroviaria sottostante infatti. Nonostante questo, a distanza di altri anni, pochi giorni fa (scrivo questa aggiunta nell’agosto del 2015) una parte dello sperone di Torre Elena è crollato. Peccato, perchè intorno a Leano e alle sue possibilità di arrampicata c’è un grande movimento e una forte richiesta di sviluppo.
giovedì 20 novembre 2008
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