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ALBERTO SCIAMPLICOTTI
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GIOCHI DI SCRITTURA E MONTAGNE

Valeria Galli


OGNI SALITA E’ UNA STORIA

Valeria Galli è una ragazza di Frascati. Potrebbe sembrare una delle tante adolescenti che si trovano su quella linea d’ombra dove da una parte c’è l’età adulta e dall’altra tutto quello che è stato ed è successo prima. Probabilmente è anche così... a differenza però della maggior parte dei suoi coetanei, ha trovato nell’arrampicata la sua grande passione e ha scelto di vivere questo amore come solo i ragazzi, pieni di entusiasmo e voglia di scoprire , possono fare: con tutta se stessa. Questo che segue è un suo scritto in cui prova a raccontare le emozioni che vivono in lei durante una salita. E’ difficile poter raccontare di quello che si prova e di vive durante una gara di arrampicata. Il tempo è troppo breve forse per una riflessione consapevole. Eppure, le emozioni che vibrano in Valeria sono così forti che questo breve scritto sembra proprio aver centrato l’obiettivo.

-:-

Guardo la parete. Tra poco tocca a me.

Le mani sudano.
L'ansia e l'incertezza salgono.

Brividi freddi mi attraversano la schiena.

Cerco freneticamente il sacchetto della magnesite dietro di me.

Riempio le mani più che posso.
Guardo la ragazza che sta salendo...  Sembra avere difficoltà.
Distolgo lo sguardo.
Non voglio guardarla e influenzarmi...  Solo che...
Mi giro nuovamente.

La presa le sfugge dalle mani.
Pochi metri di volo.  Discesa veloce.
Ecco.
Tocca a me. Sono improvvisamente congelata.
Congelata e sudata.
Mi siedo velocemente a terra per allacciarmi le scarpette. La corda è di nuovo tutta a terra.

Manca solo il nodo.

Prendo la corda.

Ho le mani che tremano.  Faccio un otto veloce.

L'assicuratore lo controlla.

Ora non ho più scampo.

Per la prima volta mi soffermo su ogni singola presa della parete.

Otto pannelli. Sei rinvii.

Calcolo le posizioni migliori per rinviare. Studio i passaggi più difficili.
I movimenti.

Mi dicono che posso partire.

Mani veloci nella magnesite. Le scuoto.

Le appoggio alla prima presa e stacco il piede da terra.

Ora siamo solo io e parete.

Sono concentrata.

Respiro.

Niente gara.

Niente gente intorno.

Niente corda.

Niente ansia.

Io.

Parete.

Via per arrivare al top.

Basta.
Prendo la seconda presa. Cambio piede.

Laterale.

Alzo il braccio. E' una tasca.

Raggiungo il moschettone tranquillamente. Click.

Sospiro di sollievo.

Ce la posso fare.

Accoppio. Alzo il piede.

Arrivo alla presa successiva. Presa rovescia.

Rinvio.

Respiro. Sto andando bene.

Cambio mano.

Piccolo slancio sulla presa sopra.

Aderenza. Posiziono il piede.

Arrivo a prendere una tacchetta.

Il passaggio successivo sembra lungo.

Mani nella magnesite. Mi conviene rinviare da qui.

Prendo abbondantemente corda. Mi servono due bracciate.

La poggio sulla bocca.

Prendo la bracciata successiva. La faccio scorrere sulle mani.

Serro le dita sulla tacchetta. Mi accorgo che non arrivo al moschettone.

Se casco da qui rischio di finire a terra.

Panico.

Ormai ho preso corda. Mi spingo sul piede.

La tacchetta potrebbe scivolarmi da un momento all'altro.

Alzo il braccio.

Mi allungo.

Su...

Su..

Click.

Prendo fiato. Il cuore batte a mille.

Accoppio. La presa per il piede è altissima.

Mi tiro su di forza. Poggio il piede. Movimento veloce.

Le dita si serrano su una tasca.

Magnesite.

Da questa posizione arrivo direttamente a una pinzata posta poco più sopra.
Devo necessariamente portare il piede sulla tasca per arrivare al volume poco più sopra.

Aderenza. Mano piede.

Sto candendo. Lo sento.

La mia mano riesce a tenere la pinzata fino a un certo punto.

Ma non posso mollare. Devo muovermi velocemente.

Mi spingo più che posso sia con il piede sinistro, sia con la mano destra.

Alzo velocemente la sinistra. Perdo la destra in quel momento.

La sinistra si serra su un lato del volume.

Sta per scivolare.

Accoppio velocemente.

E' svaso..

Ho il rinvio davanti agli occhi.

Ma non posso rischiare di rinviare e cadere. Devo provare a fare il movimento successivo.

Alzo il piede destro sulla presa dove prima avevo la mano.

Ho bisogno di magnesite. Ma non ho possibilità di metterla.

La parte che ho con la sinistra del volume è migliore.

Devo fare un cambio mano.

Sposto tutto il corpo sul piede destro.

Dito dopo dito una mano si sostituisce all'altra. Ora devo caricarmi sulla gamba.

Magnesite.

Ho un bisogno assoluto di magnesite.

Non ci devo pensare. Devo sbrigarmi.

Spingo sulla gamba. Alzo velocemente la mano sinistra.

Le dita arrivano a una tasca non accentuata.

Cerco di stringerle.

Ma la mano non sembra rispondere.

E' questione di un attimo.

La mano scivola.

Le dita si aprono.
Il corpo va all'indietro.

Sto cadendo.

La parete, le prese mi slittano davanti.

I passaggi superati.

E il top mai raggiunto si allontana.

Vuoto allo stomaco. Il volo sembra non finire mai.

Finalmente l'imbrago tira.

La corda bloccata mi spinge contro la parete.

Piedi davanti. Comincia la calata.

Guardo la parete.

Delusione.

Ansia. Insicurezza.

Sono di nuovo tutte là.

Mi accorgo solo adesso della pace, della serenità che avevo sulla parete.

Voglio ritornare su.

Questo è il motivo per cui nonostante le delusioni non potrò mai smettere di arrampicare.

Alcune emozioni, alcune sensazioni solo sulla parete le posso trovare.

Felicità.

Armonia con il corpo.

Libertà da ogni pensiero.

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